Ripropongo un testo già presente nel mio blog ma rivisitato alla luce delle cinque parole proposte dal gioco letterario.
Irriducibile ci nasci ,te ne rendi conto presto,ne senti la pulsione anche se tra i muri della casa sei “buonina” e pure un poco remissiva ma basta soltanto affacciarsi fuori solo sulla porta e incontri un vento furibondo- pensava Emma – pure se l’aria è come stagno-che trascina in un vortice i pensieri come in preda ad ecstasy,i pensieri rossi,quelli coraggiosi contro l’ingiustizia e la viltà.
Possono vestire all’inizio panni a righettine e sedere al refettorio di una mensa,su scanni di legno,proprio quelli che lasciano schegge che si conficcano tra pelle e bordo della gonna o dei pantaloni corti. -Ne avevano diritto i più’ poveri-diceva la maestra, era un bene che ci fosse un refettorio un male invece che si desse per scontata la povertà,tanto che per un ostinato e forte senso di uguaglianza che si faceva spazio nel suo petto,Emma chiese a sua madre se ci potesse andare .
Si mise in fila come gli altri suoi compagni per quel suo ostinato voler esser come tutti,anche se pure in casa sua gravavano i problemi,ma la sua lotta s’arresto’ davanti ad un piatto di ministra liquidina che si confondeva con il moccio che colava dai nasetti rossi dei bambini.
-La questione è che pure a serrarli gli occhi,pure se ciechi,è l’onda d’urto a farti sobbalzare-gravava il senso della distorsione, deviava il respiro in una lenta sequenza di ansia e contrazione che andavano a pesare sullo sterno.
-Lo sapeva bene che a molti non capitava di sdegnarsi e nemmeno di incupirsi, è che lei… non chiudeva mai il mondo fuori della porta,pure in solitudine era lui a seguirla, un dentro fuori e un fuori dentro che era tutt’uno,senza gerarchie,primi piani o campo lungo se non per eccedenza del momento.
Come tenerlo fuori il mondo?
C’era sempre un modo per tenerlo a fianco invece ,pure nel silenzio, e il suo era sempre stato un “modo appassionato” -troppo -per molti e per qualcuno.
“Quel troppo” con cui c’era nata era come fosse stato un timbro, quel troppo che si allenava coi muscoli e col cuore,con la pelle e pure con le vene tirate ,come corde, se lo portava pure nella classe tra gli alunni ,nell’illusione che sarebbe stato possibile cambiarlo “quel mondo” tutto rovesciato .