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Forse perché ci si sente deboli quando tutto sembra
andare a fondo e che ciò che percepivi ben puntellato
crolla, che ancora più vengono alla mente quelli
a cui tenevi tanto nell'infanzia.
Forse perché ci penso e ci ripenso che mi pare
di avere come al fianco nonna Luisa.
"-Com'è che non mi vedi?"-pare che mi dica-
"-sono venuta in quest'alta Italia,dove
ve ne siete andati tutti…
vedi, sono arrivata,così come mi sapevi,
con la gonna larga di flanella, questo scialle
e i miei capelli bianchi raccolti sulla nuca,
pure con i miei occhi celestini che avresti voluto pure tu"-
"Nonnò", sospiro, e vorrei un poco appoggiarmi
a lei socchiudendo gli occhi;
sarebbe come prendere respiro,
come lasciarsi andare, come tornare
piccolina un poco soltanto e liberarsi dei fardelli,
un sogno consolante.
" Nonnò, ti ricordi?
In prima elementare ,non sapevo ancora leggere
e ti trattenevo seduta sullo scranno.
Volevo che imparassi pure tu.
E tu ti ribellavi e, segnando quelle parole
sconosciute con il dito,come le leggessi per davvero,
sillabando. te ne uscivi con quella tiritera:
– janchi e niguri ca siti ù sacciu cchi diavulu diciti- ".
Non mi rendevo conto della forza di quella filastrocca,
dentro c'era la rabbia dell'essere sempre condannati
all'ignoranza, anche se la nonna la cantava
quasi con candore, altrimenti come avrebbe potuto
Silone scrivere Fontamara?
Come avrebbe potuto lei stessa
sopportare tutti quei dolori per quelle figlie
morte a vent'anni di malaria e l'altro di cuore a ventidue?
Sopportò, sopravvisse e seppe pure
trattenere la dolcezza nello sguardo e
il dolore arrotolato tra le fasce che avvolgevano
le vene grosse come corde delle gambe.
Tutti lì, stipati tra le pezze, gli affanni e la rabbia
per permettere al viso ed alla voce
poi quella mitezza consolante
.E quegli "sciuollo mio" che più che lamenti
erano accompagnamenti della voce ai
gesti lenti e silenziosi appena seguiti
dal fruscio leggero delle vesti..